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Come trattare le piaghe da decubito

come trattare le piaghe da decubito

Le piaghe da decubito rappresentano uno dei disturbi più frequenti e fastidiosi per i pazienti costretti all’allettamento. Chiamate anche lesioni da pressione, si formano a causa del prolungato comprimere di un tessuto molle – come pelle, sottocute e muscolo – tra una sporgenza ossea e una superficie d’appoggio. È per questo motivo che le piaghe da decubito si rilevano in particolare nelle parti del corpo in cui sono più evidenti le prominenze scheletriche, quali per esempio la nuca, l’osso sacro o i talloni.

Ancora oggi, le piaghe da decubito presentano un’incidenza importante, sia nei pazienti ospedalizzati che in quelli assistiti a livello domiciliare o nelle RSA, con una percentuale che oscilla, a seconda dei casi, tra lo 0,4 e il 38%.

Diagnosi ed evoluzione delle piaghe da decubito

Come si diagnosticano le piaghe da decubito? Semplicemente, osservando la pelle, che, a seconda della gravità delle lesioni, si presenta in modo diverso. Il primo sintomo della formazione delle piaghe da decubito è l’arrossamento cutaneo, che persiste anche laddove si esercita una pressione sull’epidermide della zona interessata. Nello stadio successivo, si evidenzia una vescica o una piccola ferita, sempre associata a un’irritazione della pelle. Se non adeguatamente curate, le piaghe si trasformano in ferite profonde, dette anche crateri, fino ad arrivare a danneggiare le strutture sottostanti alla cute, come muscoli, ossa, articolazioni e tendini e a provocarne la necrosi.

Le best practices per prevenire e curare le piaghe da decubito

Per evitare la formazione delle lesioni da pressione o comunque per attenuarne la gravità è necessario mettere in pratica una serie di accorgimenti e buone pratiche utili sia nei contesti ospedalieri che a casa o nelle strutture specializzate.

La prima cosa da garantire a un paziente allettato è l’igiene cutanea, il che significa detergere – con delicatezza, ma quotidianamente – la cute del paziente, prestando attenzione in particolare alle aree più vulnerabili, come appunto le sporgenze ossee. Anche avere sotto controllo il peso del paziente può essere utile per prevenire la formazione delle piaghe da decubito: un’adeguata idratazione e una dieta ricca di vitamine e sali minerali è indispensabile per chi è costretto a letto o, comunque, ha una ridotta capacità motoria, perché favorisce una corretta ossigenazione del sangue e dei tessuti.

Per prevenire la formazione delle lesioni o comunque per alleviarne il fastidio e limitarne l’entità, gli operatori dell’home care utilizzano anche apposite creme o gel che permettono di idratare la pelle e di proteggerla da irritazioni, dovute a dermatiti o all’incontinenza urinaria.

Altri accorgimenti importanti contro le piaghe da decubito consistono nel garantire un’adeguata movimentazione dei pazienti, permettendo loro di cambiare posizione a intervalli regolari e utilizzare gli appositi materiali antidecubito. Infine, occorre prestare attenzione anche a non commettere – seppure involontariamente – errori che possano vanificare gli sforzi attuati per contrastare le lesioni da pressione, come per esempio utilizzare traverse o pannolini oppure rimboccare le lenzuola sotto il materasso: in questi casi, infatti, la pressione sulle parti del corpo più sensibili aumenterebbe, favorendo la formazione delle piaghe da decubito.

Il trattamento a pressione topica negativa, una risposta efficace contro le piaghe da decubito

Oggi esistono ausili medico-sanitari molto efficaci per il trattamento delle lesioni da pressione. Una delle terapie di maggior successo è quella basata sulla pressione topica negativa, che stimola il processo di guarigione delle piaghe applicando una pressione negativa direttamente sulla zona interessata. Tra i dispositivi più innovativi per la cura delle lesioni cutanee tramite la pressione topica negativa figura anche Waterlily TS, proposto da MedicAir. L’apparecchio, attraverso un tubo di drenaggio o una flangia di aspirazione, eroga una pressione negativa – in modo continuativo o a intermittenza, a seconda delle esigenze del paziente – consentendo una maggiore affluenza del sangue a livello locale, una significativa riduzione dell’edema e una diminuzione della carica batterica nell’area interessata. Grazie alla pressione negativa, inoltre, viene stimolata la formazione di tessuto di granulazione e la proliferazione cellulare.

Waterlily TS, inoltre, è un dispositivo assolutamente non invasivo e privo di qualsiasi effetto collaterale per i pazienti che ne fanno utilizzo.

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