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L’ossigenoterapia è un metodo di cura che consiste nel somministrare l’ossigeno a pazienti affetti da varie patologie. Scopriamo di più.
Come abbiamo accennato, l’ossigenoterapia è un trattamento medico basato sulla somministrazione ai pazienti di una miscela gassosa, composta per la maggior parte da ossigeno. Questa cura è utile o necessaria per:
Pazienti affetti da patologie croniche, come ad esempio bronchite, fibrosi cistica, asma ed enfisema polmonare;
Pazienti che soffrono di patologie acute, quali ipotermia e shock anafilattici.
Lo scopo dell’ossigenoterapia è immettere una quantità adeguata di ossigeno nel sangue. Infatti, per alcuni pazienti, l’ossigeno che si respira normalmente con l’aria non è sufficiente. In queste circostanze, diventa necessario intervenire con un approccio mirato.
In particolare, l’ossigenoterapia è fondamentale per ripristinare una corretta ossigenazione dei tessuti, riducendo lo sforzo respiratorio e cardiaco dei pazienti e migliorando la qualità della vita.
Abbiamo visto come l’ossigenoterapia possa migliorare le condizioni di salute dei pazienti. Ma dove è possibile effettuarla?
In un centro sanitario (ospedale o altra struttura specializzata). Questa scelta è necessaria nel caso di pazienti in condizioni fisiche che richiedono un costante controllo dei parametri vitali.
A casa propria, in autonomia. Questa soluzione si applica se il paziente è affetto da una patologia cronica.
Ci sono poi almeno tre modalità differenti di somministrazione dell’ossigeno, tra cui:
Serbatoi di ossigeno in forma gassosa. Si presentano sotto forma di bombole di ossigeno compresso, realizzate in metallo e di varie dimensioni. Quelle più piccole possono essere portate a casa dai pazienti per la terapia domiciliare.
Contenitori di ossigeno in forma liquida. Come nel caso precedente, i contenitori di piccole dimensioni possono essere utilizzati a casa dal paziente stesso, in autonomia.
Concentratori di ossigeno. Sono comodi, pratici e di semplice utilizzo. Questi dispositivi filtrano l’aria dall’ambiente e trattengono solo la quota di ossigeno, garantendo così la massima funzionalità. I concentratori di ossigeno funzionano con alimentazione elettrica, perciò è necessario disporre di una scorta di ossigeno in caso di blackout elettrico.
La quantità di ossigeno da somministrare può variare in relazione alla patologia e alle condizioni di salute del paziente. Possiamo distinguere tra due condizioni:
Terapia d’urgenza, per esempio in seguito a un trauma. In questa situazione, non c’è una quantità fissa di ossigeno da somministrare, ma il personale medico valuterà il singolo caso, stabilendo la quota di ossigeno adeguata.
Cura di contenimento, come ad esempio nel caso di una bronchite cronica. In questo caso, la quantità di ossigeno necessaria è valutata in base al quadro clinico del paziente.
L’ossigenoterapia è controindicata nei pazienti che soffrono di distress respiratorio o fibrosi polmonare. Tuttavia, in generale, la terapia non presenta particolari effetti collaterali, se non nel caso di sovradosaggio di ossigeno, che può provocare convulsioni, danni ai polmoni, all’orecchio medio e alla retina.
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