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Si tratta di lesioni tessutali, con evoluzione necrotica, che interessano la cute, il derma e gli strati sottocutanei, fino a giungere nei casi più gravi alla muscolatura e alla struttura ossea.
Negli ultimi decenni si è registrato un progressivo invecchiamento della popolazione, con un consequenziale aumento di soggetti fragili che, spesso affetti da comorbidità e da deficit funzionali, sono maggiormente predisposti allo sviluppo di lesioni da pressione. Questa condizione ha quindi determinato un aumento in termini di incidenza e prevalenza di tali lesioni.Le lesioni da pressione, quindi, possono essere una conseguenza di elementi concomitanti quali l’età avanzata, la presenza di una malattia fortemente invalidante o la permanenza a letto per lunghi periodi e la prolungata immobilità. Le cause della loro insorgenza, però, sono anche – e soprattutto – da ricercare nella carenza di misure proattive atte alla prevenzione, in particolare nell’assistenza in ambiente ospedaliero.
Le stime attuali indicano che alle ferite è da imputarsi quasi il 4% dei costi totali del sistema sanitario e che questa percentuale è in aumento.
Un dato inequivocabile conferma, però, che un’adeguata valutazione del soggetto e un corretto approccio preventivo svolgono un ruolo determinante nella tutela e nel mantenimento dell’integrità cutanea degli assistiti. Infatti, tra le raccomandazioni (NICE 2014 e WUWHS 2016) per la prevenzione delle lesioni da pressione, l’utilizzo delle superfici antidecubito è di fondamentale importanza al fine di contribuire alla salvaguardia dei pazienti.
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